A PIECE OF HEAVEN
NAPOLI
CASERTA
BENEVENTO
AVELLINO
SALERNO
Da secoli è nel cuore dei napoletani. In quel luogo sull’antica via Domitiana, nel tratto che da Pozzuoli conduce ad Agnano, la storia racconta gli ultimi momenti di vita di San Gennaro, patrono amatissimo della città di Partenope.
Dove lo sguardo può spaziare tutto intorno, inquadrando i monti più vicini, anch’essi figli della catena dei Picentini, e poi, in tutte le altre direzioni, i Lattari, gli Alburni, l’inconfondibile Vesuvio e, più lontano, le catene del Partenio e del Matese, fino al golfo di Napoli e alla sagoma dell’isola d’Ischia nelle giornate in cui il cielo è particolarmente terso.
Era ormai da diverse notti che quel fuoco si ripresentava al calar delle tenebre. Inspiegabile, giacchè nessuno sembrava averlo acceso vicino al vecchio pozzo da cui, da tempo, non si prendeva più acqua. Il rogo, ricorrente, aveva suscitato curiosità, ma anche timore tra i contadini dell’altura di Pozzano, a
Coperto di fitti boschi, il Monte Tifata non poteva essere dedicato che a Diana dea cacciatrice, l’Artemide dei Greci, che ne avevano introdotto il culto dapprima nelle città costiere, per poi diffonderlo nell’interno man mano che si allargava la loro influenza anche tra le popolazioni indigene. Furono poi gli Etruschi, esteso il loro dominio nella zona, a erigervi il santuario federale delle città etrusche in Campania, dedicandolo a Diana
Un’oasi immersa nel verde, tra olmi vetusti e imponenti. Un luogo di silenzio e di meditazione, per molti di preghiera. Lì dove nove secoli fa un gruppo di Crociati di ritorno dalla Terra Santa decise di mettere al sicuro in una macchia di fitta vegetazione una statua di legno trovata in oriente. Raffigurava una Madonna con il Bambino ed era di chiara origine e fattura bizantina.
Un percorso tra il verde dei castagni che dal centro di Roccamonfina raggiunge la vetta del monte Lattani, nel cuore dell’antica caldera del vulcano ormai estinto. Non solo una splendida passeggiata nella natura, per conquistare gli spettacolari panorami dei monti più vicini, fino al Matese e, ancora oltre, alla costa flegrea. Ma l’ascesa verso un luogo di storia e di fede: il santuario di Maria Santissima dei Lattani.
La grotta santuario di San Michele arcangelo
Sugli Alburni, nella zona di Sant’Angelo a Fasanella che già nell’antichità accoglieva i pellegrini diretti sulla Costa Palomba per l’Antece, c’è una grotta frequentata già nelle Preistoria. Lì, nell’XI secolo, si formò un centro benedettino, all’origine del santuario rupestre dedicato a San Michele arcangelo, uno dei luoghi di
Da sette secoli è meta di pellegrinaggi tra l’ultima domenica di maggio e la prima di ottobre. Sul “monte dell’idolo”, secondo l’etimologia araba del nome Gelbison, a 1705 metri di altitudine, sorge il Santuario del Sacro Monte di Novi Velia, antico luogo di culto mariano noto anche come Monte Sacro o
Si può considerare un altro capitolo della storia iniziata a Montevergine da frate Guglielmo da Vercelli, Santo protettore del’Irpinia.
La quiete sull’alto monte gli indicò che era quello il luogo. Dopo aver seguito il cammino di Santiago e aver peregrinato in Italia con il sogno di raggiungere Gerusalemme, Guglielmo da Vercelli raggiunse l’Irpinia e sentì un forte richiamo verso quella montagna coperta di boschi.
Era un pomeriggio d’autunno, il 13 novembre 1875, quando il gruppo dei devoti che si riuniva da qualche tempo nella valle di Pompei per recitare il Rosario insieme al napoletano Bartolo Longo, vide comparire un carretto solitamente utilizzato per il trasporto di letame. Il carrettiere, tal Angelo Tortora, si fermò davanti a quel che restava della chiesa del Santissimo Salvatore, che fungeva anche da parrocchia per le poche anime che abitavano