Le costiere delle sirene
Chi non ricorda i versi di «Torna a Surriento»,
la melodia cantata ovunque nel mondo,
da più di un secolo?
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Nacque da un’ispirazione fortissima, che resiste alle mode. Può bastare, per comprendere quanto l’incanto sorrentino e della Costiera, da Vico Equense a Punta Campanella, da Seiano a Meta, abbia influenzato i «creativi» e i pensatori. È un percorso glamour, la cui storia fascinosa si perde nel passato. Ai tempi dell’imperatore Tiberio i ricchi romani che trovavano Capri troppo affollata cominciarono a costruire imponenti ville lungo le dorsali della penisola. Luoghi densi di appeal. Virgilio e Strabone ne scrissero. Poi, ci pensò Torquato Tasso a rinvigorire la fama, che ha spinto da queste parti, nel tempo, Goethe e Lord Byron, Dumas e Verdi, Leopardi e Ibsen, e così via e, dopo gli assalti dei viaggiatori del Grand Tour, ancora tanti ospiti celebri dai Rockefeller alla famiglia reale d’Inghilterra, da Jacqueline Kennedy a Maria Callas, senza dimenticare Norman Douglas, che ha scritto del Sud come in uno spot promozionale ante-litteram. Il susseguirsi di presenze autorevoli, continua tra scenari ora balneari, ora montagnosi e terricoli, resi unici dalla dorsale dei Monti Lattari, passando per aranceti e limoneti, con i loro colori veri. Dei limoni sorrentini, del resto, nessun gourmet vorrebbe mai privarsi: molto più di un souvenir naturale, molto più di un concentrato di vitamine, molto più di una reincarnazione fruttata del sole nostrano.