A PIECE OF HEAVEN

Il complesso di Santa Sofia

Ha cambiato più volte nome ed è appartenuto a diversi ordini religiosi. Ha superato varie vicissitudini e vissuto fasi alterne di splendore e di totale abbandono. 

DC SALERNO AAA 6468E da qualche anno è stato riconvertito a sede di mostre di artisti contemporanei e di altre iniziative culturali. Ha davvero una lunga storia il complesso di Santa Sofia,, uno dei monumenti che ha accompagnato un bel tratto della storia di Salerno. Fin da quando, alla fine del X secolo, era stato fondato il primo nucleo del monastero benedettino, allora maschile, in uno spazio già precedentemente occupato da una chiesa in onore “Domini et Salvatoris”. In seguito, nel 1309, la struttura accolse le monache dell’ordine di San Benedetto, che la lasciarono nel 1592, quando vi si insediarono i Gesuiti, arrivati in città per occuparsi dell’educazione dei giovani. Furono loro a costruire la chiesa del monastero, intitolata al Salvatore.

Con la soppressione dell’ordine nel 1778, il monastero fu assegnato ai Carmelitani, che dedicarono la chiesa a Maria Santissima del Carmine. I Carmelitani rimasero fino ai decreti napoleonici d’inizio Ottocento, che  segnarono l’abbandono degli edifici. Fino alla metà del secolo, quando l’allora arcivescovo Marino Paglia decise di ripristinare la chiesa in stile neoclassico, come rivela la facciata, con lesene dai capitelli corinzi chiusa in alto da un timpano triangolare e impreziosita sul davanti da una scenografica scala a doppia rampa, che racchiude il cortile antistante l’ingresso. Dopo il restauro l’edificio sacro fu riconsegnato ai Gesuiti, a cui rimase per una decina d’anni. Successivamente, nel 1868, ne entrò in possesso la confraternita laicale della Santissima Addolorata.  Nel frattempo, l’edificio attiguo del monastero fu dapprima destinato a sede del tribunale civile nel 1938 e in seguito di una scuola. 

Oggi, dopo un accurato restauro che l’ha restituito al suo antico splendore, il complesso di Santa Sofia è diventato uno spazio destinato ad attività culturali. La chiesa in piazza Abate Conforti, in particolare, ha ospitato mostre di artisti di primo piano, quali Warhol, Nervi, Caravaggio, Miro e Picasso.